Nella notte di sabato 9 settembre del 2017, un terribile nubifragio si abbatté sulla città di Livorno portando morte e distruzione.
Sulle colline alle spalle della città labronica caddero più di 200 mm di pioggia in circa 2 ore, in prossimità del Rio Maggiore e del Rio Ardenza, i due torrenti esondati.
La città si svegliò sotto il fango. Centinaia di giovani, chiamati “I bimbi della mota” che in livornese significa fango, spalarono per giorni, spontaneamente, per riportare la città alla normalità. Le colline avevano sensibilmente ridotto la permeabilità dei terreni e la capacità di drenaggio a causa delle opere dell’uomo.
Nei giorni successivi al tragico evento ho aspettato i “bimbi” davanti ai due siti maggiormente colpiti e ho chiesto loro di poter scattare un ritratto. Il senso di transitorietà, connesso alla vita, profondamente legata e dipendente dai comportamenti che l’uomo pone in atto nei confronti della natura si riflette nel paesaggio a cui corrisponde la perdita d’identità dell’individuo.
Violare la natura è violare anche la nostra fragile identità.
Apri un sito e guadagna con Altervista - Disclaimer - Segnala abuso